un mantra di buon augurio

Camminavo per strada, pensavo ai fatti miei, guardandomi poco in giro quando nel mio campo visivo è entrato il braccio allungato di un giovane fermo sul marciapiede. Mi ha offerto un biglietto: l’ho preso, ho ringraziato, mi ha sorriso e ho cacciato quel pezzo di carta bianca velocemente nella tasca del cappotto. Non ho guardato cosa fosse: troppo spesso persone ti danno in mano biglietti pubblicitari, o di richiesta di lavoro. Solo quando sono stata a casa mi sono ritrovata quel biglietto su cui era stampato un mantra buddista. Sono rimasta colpita: c’è qualcuno che in una strada milanese offre un mantra! E non è vestito da santone, e non fa pubblicità a nulla. Una striscia di carta con solo un mantra! L’ho appeso alla finestra della mia cucina, che regalo! Non ho potuto fare a meno di ricordare il mio viaggio in Ladahk. Chi ci è stato sa che lì si respirano i mantra. Terra spirituale, luoghi dove non è difficile pregare, dove il silenzio regna tra le montagne più alte, dove lo spazio è infinito, l’aria troppo leggera, dove il respirare comporta una fatica e si diventa consapevoli facilmente del proprio respiro. Un piede dopo l’altro, l’inspiro e l’espiro, il camminare lentamente con la consapevolezza di ogni passo, di ogni respiro.

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Lo stupa è un monumento religioso antico. In origine era solo un mucchietto di terra o sabbia che copriva le reliquie del Budda. Con il passare del tempo la sua origine funeraria è cambiata diventando un luogo di preghiera e venerazione. Rappresenta nella sua architettura la mente illuminata del Budda e le sue parti rappresentano il sentiero da compiere verso l’illuminazione. Costruirlo è un metodo molto potente per purificare il karma ed è un’attività che permette di liberare dalla sofferenza tutti gli esseri viventi. Durante il mio viaggio in Ladahk ho potuto vedere persone che costruivano il proprio stupa sovrapponendo pietre una sull’altra in una ricerca d’equilibrio perfetto. Nelle foto ne potete vedere molti, costruiti su quella terra fatta di sassi. Attorno, i colorati tessuti che recitano al vento il mantra OM MANI PADME HUM.

Om rappresenta il principio universale, il suono che diede origine a tutto.

Mani significa “gioiello” in sanscrito è l’intenzione altruista di raggiungere l’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri.

Padme significa “loto” simbolizza la saggezza, la conoscenza.

Hum è la Sapienza che trionfa sull’odio significa ” concedi”.

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stupa di pan di Spagna con crema di banana

Ingredienti per il pan di Spagna:

-300 g. farina di kamut integralestupa di casa

-100 g. malto di riso

-100 g. di concentrato di datteri

-150 g. acqua

-140 g. olio di riso

-1 bustina di cremor tartaro

-1 pizzico di bicarbonato

-scorza grattugiata di limone

Procedimento:

mescolare la farina di kamut con il cremor tartaro e il pizzico di bicarbonato. Aggiungere la buccia grattugiata del limone. Unire il malto di riso, il succo di datteri, l’acqua e l’olio e con il mixer formare un’emulsione. Versarla lentamente, mescolando alla miscela secca. Versare in uno stampo 20×30 e infornare a circa 180°C per 24 minuti.

Ingredienti per la crema di banana:

-150 g. banana

-300 g. latte di riso

-40 g. amido di mais

-40 g. succo d’agave

Procedimento:

frullare la banana con il latte e il succo d’agave. Trasferire il tutto in un pentolino versarvi la maizena a pioggia e mescolare con la frusta. Quando è sciolta, portare a ebollizione mescolando. Appena comincia ad addensarsi spegnere: è pronta. Raffreddare.

Impiattamento:

-cocco grattugiato q.b.

-cioccolato fondente grattugiato q.b.

tagliare il pan di Spagna a mattonelle. Formare una torre distribuendo su ogni strato la crema di banana. Distribuire una parte della crema di banana anche sui lati esterni. Terminare aggiungendo allo strato superiore un po’ di cioccolato fondente grattugiato e aggiungere su tutti i lati del cocco grattugiato. Riposare in frigorifero.

10stupa

Questo che segue proviene dalle pagine del mio diario di viaggio.

Il verde, il turchese, il viola sono i colori di questo luogo. Li indosso, e anche se i miei vestiti non sono più certo puliti fatico a cambiarli perciò li tengo. Non riesco proprio a togliermi di dosso l’anima di questo posto. E infondo perché dovrei? Sono a circa 4500 metri di quota e ogni piccola salita si fa sentire ma, non ho problemi e questo mi lascia osservare il respiro e il ritmo dei miei passi. Respiro, passo e il rumore quasi uno scricchiolio della mica che si sbriciola sotto al mio scarpone. Il vento si alza nel pomeriggio e la temperatura cambia, più fresco. Sembra che il silenzio sia portato proprio dal fischio del vento. I capelli si liberano nell’aria come le preghiere dei piccoli stupa. Mi ricordo quando ero ragazza e al mare lasciavo i capelli sciolti al vento, e provo la stessa sensazione di fluidità in tutto il corpo. Quasi un appartenere a questo luogo, un cercare di occuparlo fino alla punta dei capelli e sentire che uno spazio così può solo accoglierti e tu non potrai mai possederlo. Un paesaggio infinito che ti sorprende ad ogni curva, ad ogni cima superata. Il cielo è il più basso che io abbia mai visto: le nuvole sembrano immobili. Le osservo con attenzione, ricerco il loro spostamento e ci perdo un sacco di tempo con lo sguardo puntato, non sono ferme, sono solo le distanze così ampie che me lo fanno credere.

Sono sul tetto del mondo, attorno a me cime innevate a quote da vertigini, e più lontano all’orizzonte infinito il Grande Himalaya.

Buon Anno

2014

3 commenti

  1. belle parole, profonde come sempre.
    un abbraccio.
    valentina

  2. Eccolo! Lo avevi pubblicato mentre io ero in India.. lacrimoni a leggere le parole del diario, parlano di sensazioni e luoghi che sento così famigliari..
    Voto per: più guru metropolitani per le strade!!
    Con tutta questa bomba di emozioni rischiavo di lasciarmi sfuggire la ricetta (troppi input vado in confusione, l’ho già detto?!), poi mi è caduto l’occhio sulle due parole magiche: cocco. cioccolato.
    Basta questo a farmi capitolare. Il succo d’agave lo usavo anch’io fino a qualche tempo fa, poi ho letto diversi dibattiti in merito e l’ho sostituito con lo sciroppo di riso.
    un bacione

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