Il posto delle fragole

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Ne ero certa, anzi certissima: avrei ritrovato quel posto. Cominciai a incamminarmi su quel sentiero che girava intorno alla casa: sassi bianchi, rotondi, luce tra il verde spigato dell’erba. Poco più avanti, il vecchio melo fiorito faceva la guardia profumata all’ampia curva che si apriva a destra. Da questo punto in poi la pendenza cresceva e se non volevi fermarti a riposare nel comodo prato piano, che si allargava lateralmente, dovevi cominciare a prendere un passo deciso, fermo per non rischiare di scivolare sulla ghiaia. L’odore forte dell’erba tagliata, che mi arrivava al naso lasciandomelo pizzicare fino allo sternuto, rallentava la mia salita. L’acqua senza rumore scorreva, venendomi incontro, dalla canna che giaceva nell’erba come un lungo serpente giallo: non mi avrebbe morso. Più in alto una grande macchia di iris si apriva buttando del viola e del giallo su quel verde nuovo. È primavera, mi dissi.

A metà della salita scorgevo già il nocciolo, non molto grande, che gaia fragole2nascondeva il posto segreto delle fragole. Ora bisognava affrontare la curva a destra, la più difficoltosa: lì la pendenza era massima. E poi, ancora, girare intorno alla pianta. Le ginocchia scricchiolarono quando mi piegai verso il terreno; sarebbe stato facile: bastava allungare la mano e frugare tra le foglie secche che neanche il vento aveva spostato. Ecco, questo era il luogo. Lì, c’erano le fragole. Fragole, quelle piccole, rosse, quelle che devi fare attenzione a cogliere: ci vuole delicatezza, tanta. Frugai nel secco e non trovai nulla. Non c’erano più quelle piccole piante. Nulla. Sollevai solo un po’ di polvere lasciata dalle foglie, nessun verde, nessun rosso compariva. Potevo ancora fidarmi dei miei occhi? O questi mi celavano una meraviglia a cui non potevo più accedere? Il tatto non mentiva: niente di fresco, solo secco. Delusa, con fatica mi rialzai. Eppure il posto delle fragole era questo: c’erano da sempre. Il nocciolo era lì ma non custodiva più nulla. Qualcuno aveva scoperto il luogo e l’aveva depredato? Chi era stato? Guardai oltre, lasciandomi riempire gli occhi d’azzurro liquido e del suo scintillio. Estate, un’estate calda.

Non mi rimaneva che riprendere il sentiero, affrontare ancora un po’ di gaia fragole4salita e poi avrei trovato la strada più facile. Dovevo continuare, dovevo capire cosa era successo in tutto quel tempo in cui ero stata lontana. Le certezze cominciavano a trasformarsi in dubbi e i dubbi in paura. Paura di che cosa e di chi? La memoria mi stava tradendo? Quando arrivai nel punto dove due alti noccioli incrociavano i rami ambrati sopra al percorso e per pochi passi gettavano un’umida ombra, mi parse di vedere due scoiattoli che saltellavano attraversando il sentiero a qualche metro d’altezza. Loro abitavano ancora lì o era soltanto la mia immaginazione? A terra non si vedevano i gusci delle nocciole testimoni della loro incessante attività. Mi voltai a guardare la strada che avevo percorso e a cercare l’azzurro, ormai lontano, coperto da gialli sporchi, arancioni fiammanti, e rossi cupi. Non mi aspettavo che l’autunno arrivasse così presto. 

Dovevo proseguire oltre, terminare quel sentiero fino alla fine. Sentii il fruscio dell’erba che qui era più alta e nascondeva quasi il cammino. Da quanto tempo non veniva più tagliata? Sotto ai miei occhi, la vedevo piegarsi: una traccia si era formata come se qualcuno avesse corso e saltellato tra essa. Udii lontano un pianto leggero di un bimbo: forse, qualcuno è caduto e si è fatto male. Allungai il passo, avrei voluto correre verso quelle lacrime ma le gambe si erano fatte pesanti. Mi sentii stanca, mi fermai, guardai attorno e non vidi nulla se non la fine del sentiero sbarrata da un cancello arrugginito: rovi di more lo abbracciavano. Frutti non c’erano più, solo foglie rade, ricamate dalla brina. Era l’inverno.

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4 commenti

  1. Alex

    Complimenti sei brava a trasmettere un atmosfera!

  2. patrizia

    Cara Cri è un pezzo stupendo. Mi ha fatto venire in mente tante cose lontane. E poi come prosegue la storia? Ho voglia di leggere ancora.

    • Ciao, Pat. Grazie, sono contenta che ti sia piaciuto. Detto da te! Un abbraccio.

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